INTERVISTA/ L’Albania verso l’Europa! E noi e i nostri politici? Dal prestigioso ISPI, l’Istituto di geopolitica italiano, la risposta ad alcune nostre domande

INTERVISTA/ L’Albania verso l’Europa! E noi e i nostri politici?  Dal prestigioso ISPI, l’Istituto di geopolitica italiano, la risposta ad alcune nostre domande

La giornalista Alba Malltezi e il Presidente del ISPI, Professore Franco Bruni

Mentre l’Albania continua i preparativi per aderire alla tanto desiderata Unione Europea, una parte della politica sembra andare in direzione opposta. Molti dichiarano il loro sostegno all’Europa e agli Stati Uniti come partner strategici, ma nella realtà questa politica sembra spesso bloccata in interessi personali, non impegnandosi realmente nel progresso del Paese. Da maggioranza e opposizione emergono esempi di politici che, per puro interesse personale, trascinano il Paese in polemiche e tensioni che non contribuiscono alla crescita. Se l’Albania desidera diventare europea, i suoi politici saranno in grado di adottare uno spirito altrettanto europeo? Per comprendere meglio la democrazia e il reale democratizzarsi della nostra società, abbiamo intervistato il Prof. Franco Bruni, Presidente dell’ISPI, uno dei principali istituti europei che svolgono analisi geopolitiche e geoeconomiche a livello internazionale attraverso ricerche e pubblicazioni.

Professor Bruni, qual è il percorso ideale per un paese come l’Albania verso l’Unione Europea, non solo dal punto di vista tecnico, ma anche come società e come politica?

 “L’Unione Europea ha regole e principi chiari per diventarne parte. È altrettanto chiaro il percorso da seguire. Ma è bene non affrontarlo come uno sforzo tecnico e burocratico, come per obbedire a richieste esterne. L’opinione pubblica, il Paese intero, deve comprendere e condividere le ragioni del cammino verso l’UE e i principi che devono guidarlo. La conoscenza delle trasformazioni necessarie e delle loro ragioni profonde dev’essere dunque diffusa e discussa, deve trovare consapevolezza e convinzione nei cittadini del Paese che vuole entrare nell’Unione. Non è un’operazione di cosmesi legislativa e organizzativa: è un’evoluzione delle istituzioni e della cultura politica che il Paese deve rendere sostenibile e deve contribuire a diffondere e difendere, anche al fuori dall’UE.

Sarebbe utile organizzare tante occasioni di incontro e dibattito nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nelle istituzioni culturali, nei partiti, presso i media, con anche la partecipazione di personale della Commissione, politici ed esperti di altri Paesi membri, think tank e media internazionali. Abbiamo visto esempi di paesi entrare anni fa nell’’Unione senza un’adeguata consapevolezza e condivisione di ciò che stavano facendo da parte di tutti i cittadini e delle forze politiche. Purtroppo, alcuni di quei Paesi sono ora in difficoltà nell’identificarsi con gli ideali europei e troppo divisi al loro interno nel sostenerli e adeguarsi alle regole e ai comportamenti che ne derivano”.

Nella sede del ISPI Palazzo Clerici a Milano

Quali sono le caratteristiche fondamentali di una democrazia, secondo i principi dell’Unione Europea?

“E’ importante che i cittadini comprendano bene che cosa sia e come funzioni una democrazia, i principi che la sostengono, come i poteri distinti che la animano possano collaborare e sostenersi. Anche se l’Europa di oggi è diversa da quella di trent’anni fa e non manca di gravi incompletezze e difetti, essa mantiene un solido sistema di principi, norme e regole attentamente definiti dai Trattati e dalla legislazione che ne è seguita (il cosiddetto acquis communautaire), che disegnano la meta del percorso politico-culturale e istituzionale che i Paesi aspiranti dovrebbero condividere per diventare membri convinti e attivi dell’Unione. Si parla molto di voto libero, ma la democrazia è molto più del semplice voto: è un sistema di valori complesso e articolato. Occorre insistere nello spiegare questo concetto ed essere sicuri che venga condiviso! Perché vi sia democrazia è essenziale che quattro “poteri” di uno Stato, pur collaborando strettamente, rimangano indipendenti e si controllino vicendevolmente. Esecutivo e Legislativo, pur essendo connessi e guidati da una maggioranza, devono mantenere una loro indipendenza per rappresentare la volontà dei cittadini e farne seguire provvedimenti adeguati. Il Parlamento non deve permettere al Governo di esorbitare dalle sue funzioni; il Governo deve concretizzare lo spirito delle disposizioni del Parlamento, farle rispettare e proporre idee per la legislazione.

Inoltre, è vitale per la democrazia l’indipendenza del potere giudiziario poiché la magistratura vigila sul rispetto della legge: a volte è proprio la sottovalutazione dell’indipendenza del potere giudiziario a creare problemi alle democrazie improvvisate, immature o non autentiche. A tal proposito, l’Albania ha intrapreso un importante percorso di riforme del sistema giudiziario, tra cui il processo vetting, affinché venga vagliata e garantita l’indipendenza della magistratura. È un passo necessario, ma ancor più necessario sarà mantenere questa indipendenza in futuro, affinché i giudici e i procuratori albanesi siano garanti della democrazia del paese. Anche i media e l’opinione pubblica hanno un ruolo cruciale, come guardiani della democrazia; per questo è essenziale che siano liberi e indipendenti dagli altri poteri. Infine, aderire all’UE richiede l’impegno irreversibile a riconoscere che le direttive e i regolamenti adottati dall’Unione in base ai Trattati prevalgono sulle leggi nazionali. Non ha senso far parte dell’UE se non si rinuncia a una parte dell’autonomia politica nazionale. Ciò non significa rinunciare all’interesse nazionale ma vuol dire ammettere che in parte si persegue solo se si guarda all’interesse comune di tutta l’Unione ”

In seguito a una riforma giudiziaria fortemente voluta dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea, l’Albania ha ora un sistema di giustizia indipendente in fase embrionale. Tuttavia, questa nuova giustizia è spesso bersaglio di critiche da una parte della politica albanese. Come si può intervenire?

“Proteggendo questi primi germogli di giustizia indipendente e preservando la pluralità dei poteri. È questo che permette a Paesi come gli Stati Uniti di sopravvivere a forti shock storici, come quelli che stanno attraversando ora, sia per l’acutizzarsi delle tensioni interne che per l’aggravarsi di quelle geopolitiche. Gli USA hanno una resilienza che a volte appare persino maggiore che in Europa, grazie a un sistema di poteri, anche economici e burocratici, molto articolati nella società, che si controllano e bilanciano, finendo per preservare la sostanza profonda delle istituzioni, anche di fronte a sconvolgimenti del panorama politico. In ciò sono aiutati anche dalla loro forma di federalismo.

Va anche detto che l’indipendenza del potere giudiziario è più facile da preservare se l’opposizione alle forze politiche che sostengono il Governo è vivace, vigile e costruttiva. Le magistrature di una democrazia tendono a soffrire quando, nel potere legislativo, la maggioranza è in grado di soffocare la voce delle minoranze, magari anche per colpa delle minoranze, che non svolgono efficacemente il loro ruolo. Allora possono anche nascere pericolosi appelli diretti del governo al “popolo”, che saltano gli altri poteri e ne minano le funzioni indipendenti. Va sempre ricordato che la democrazia non è la dittatura della maggioranza ma il suo cuore più prezioso è proprio la difesa delle minoranze. Infine, è anche importante che la magistratura interpreti fedelmente le sue funzioni ed eviti, essa stessa, di cercare di prevaricare gli altri poteri e, peggio di tutto, appellarsi essa stessa direttamente al “popolo”.

Se però l’opposizione, come nel nostro caso, è impegnata in problemi come sanzioni internazionali o arresti dei propri leader, chi può assumersi il ruolo di custode dei valori democratici?

 “Voi, i media, le nuove formazioni politiche, tutti. Ognuno dovrebbe contribuire a proteggere la democrazia. Guardate agli esempi positivi vicino a voi, come la Grecia: negli ultimi dieci anni, dopo la grave crisi economica, è riuscita a stabilizzarsi. Proprio recentemente, a una conferenza organizzata al Cairo da un importante think tank egiziano collegato all’ISPI, la Grecia è stata citata come esempio di resilienza e capacità di rinnovamento, economico, finanziario e politico. Questo percorso può essere una fonte di ispirazione anche per voi.

In generale, le democrazie non si misurano con il numero di sentenze, ma dalla loro natura. Un sistema giudiziario che voglia essere un buon custode dei valori democratici sarà quello che emetterà sentenze basandosi su fatti e prove e non su voleri politici o interessi manipolati. E che lo faccia a prescindere dalle appartenenze politiche dei destinatari delle sentenze. Per cui, in una democrazia che funziona, sia rappresentanti della maggioranza che dell’opposizione devono essere trattati in modo uguale davanti alla legge”.

 

Professore Franco Bruni, Presidente del ISPI

A metà ottobre l’Albania ha finalmente aperto il Cluster 1 del processo di adesione all’UE, quello più importante, perché racchiude i principi fondamentali relativi alle istituzioni democratiche nonché il settore giudiziario e le riforme dell’amministrazione pubblica. Lei crede che Tirana abbia finalmente vinto le resistenze di Bruxelles?

“Una cosa molto importante è che l’Unione Europea abbia deciso di scorporare il processo di adesione di Albania e Macedonia del Nord, che dal 2020 condividevano le stesse sorti, ed erano quindi più volte state fermate insieme perlopiù dai veti posti dai singoli paesi membri. Ora a Bruxelles hanno deciso di esaminare il processo di avvicinamento all’UE dei due paesi singolarmente. E’ importante perché in tal modo a Bruxelles dovrebbero avere maggior dedizione alle singole istanze nazionali e agli specifici interessi di Tirana. Per l’Albania, la salita inizia ora. Il Cluster 1 sarà anche l’ultimo a essere chiuso. Prima di allora, contando anche sui propri partner, tra cui l’Italia, l’Albania dovrà dimostrare che il suo lungo processo di riforme merita l’ambito traguardo della piena membership europea”.

Mentre nel nostro piccolo paese sprechiamo energie preziose in conflitti interni, il mondo è scosso da grandi eventi e crisi profonde: la guerra in Ucraina, il conflitto in Medio Oriente, le vicende politiche degli Stati Uniti. le grandi sfide trasformative dell’ambiente, del clima, dell’energia, della tecnologia, della demografia, delle migrazioni. Poco fa ha detto che “ognuno deve dare il proprio contributo.” Quale potrebbe essere il contributo dell’Albania, una piccola nazione, alla grande geopolitica?

“L’Albania, con il resto dei Balcani, è un completamento naturale e prezioso dell’Unione Europea. La vicinanza geografico-culturale all’Italia potrebbe aiutare l’Albania a essere, nel sud est dell’Europa geografica, un ambasciatore di valori e di processi politici che l’Unione vorrebbe rafforzare e estendere, anche per difendere meglio i principi democratici nel mondo e rafforzare la pacifica collaborazione di tutti i popoli nell’affrontare le sfide comuni e perseguire gli interessi e i beni pubblici globali. Fra i quali, ovviamente, il più prezioso è la pace.”

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*Presidente dell’ISPI, dove è Co-Head dell’Osservatorio Europa e Governance Globale. Professore Emerito presso il Dipartimento di Economia dell’Università Bocconi, dove è stato ordinario di Teoria e politica monetaria internazionale e membro del Consiglio di Amministrazione dell’Università. Ha studiato all’Università Bocconi e al Massachusetts Institute of Technology.

Versioni ne shqip: INTERVISTA/ Shqipëria drejt Europës! Po ne dhe politikanët tanë? Disa këshilla nga Instituti Gjeopolitik Italian ISPI

S.G/Shqiptarja.com
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